Popillia japonica, conosciuta comunemente come coleottero giapponese, è un insetto altamente distruttivo che rappresenta una minaccia crescente per l’agricoltura e il giardinaggio in Italia. Originario del Giappone, questo coleottero è stato introdotto accidentalmente in Nord America agli inizi del XX secolo e ha successivamente raggiunto l’Europa, inclusa l’Italia. La sua capacità di diffondersi rapidamente e di causare danni significativi rende essenziale per i professionisti del verde e dell’agricoltura comprendere il suo comportamento e implementare strategie efficaci di controllo.
In questo articolo vedremo non solo come identificarla con sicurezza ma conosceremo meglio il suo ciclo di vita, fondamentale per mettere in atto correttamente le strategie di controllo esistenti.
- 1. Identificazione e ciclo di vita di popillia japonica
- 2. Diffusione in Italia
- 3. Strategie di Controllo e Prevenzione del coleottero giapponese
- 4. Uso di Nematodi entomopatogeni come strategia di controllo di Popillia Japonica
- 5. Uso di funghi entomopatogeni come strategia di controllo di Popillia Japonica
Popillia japonica è facilmente riconoscibile grazie al suo corpo che misura circa 10-12 mm di lunghezza ed è di colore verde metallizzato con riflessi bronzei. Le elitre, di colore rame, coprono le ali posteriori, mentre ciuffi di peli bianchi sono visibili lungo i lati dell’addome.
Questo coleottero è estremamente vorace, causando defogliazione massiccia nelle piante infestate. Gli adulti si nutrono in modo gregario, preferendo le foglie più giovani e tenere, che spesso scheletrizzano completamente, lasciando solo le nervature principali. Le piante più colpite includono vite, rose, piccoli frutti, mais, soia, fragole, pesche e ciliegi. La defogliazione può compromettere la fotosintesi, indebolendo le piante e riducendo significativamente la resa delle colture. Le larve, di aspetto simile a quelle del maggiolino Melolontha melolontha sono invece dannose per le radici delle piante, in particolare del tappeto erboso.
Il ciclo di vita della Popillia japonica è annuale e si compone di quattro stadi: uovo, larva, pupa e adulto. Comprendere le fasi di questo ciclo è cruciale per determinare i momenti più efficaci per intervenire nel controllo del coleottero.
- Deposizione delle uova: Le femmine depongono le uova nel terreno durante l’estate, tra giugno e agosto. Prediligono terreni umidi e ben irrigati, come tappeti erbosi. Ogni femmina può deporre tra 40 e 60 uova nel corso della sua vita (lunga 3-4 settimane), distribuendole in piccoli gruppi.
- Stadio larvale: Dopo circa due settimane, le uova si schiudono e le larve emergono nel terreno. Questo stadio larvale è suddiviso in tre fasi, chiamate instar. Le larve, conosciute anche come “larve bianche,” sono voraci e si nutrono principalmente delle radici delle piante. Durante il primo e il secondo instar, che si verificano nei mesi estivi, le larve restano vicine alla superficie del terreno, dove trovano radici tenere e nutrienti. Con l’arrivo dell’autunno e l’abbassamento delle temperature, le larve entrano nel terzo instar e si spostano più in profondità nel terreno per svernare, riducendo l’attività metabolica.
- Pupazione: Con l’arrivo della primavera, le larve risalgono verso la superficie e si trasformano in pupe. Questo stadio dura circa 2-3 settimane e si conclude con l’emergenza degli adulti, che avviene tipicamente tra maggio e giugno. Le condizioni ambientali, come la temperatura e l’umidità, influenzano fortemente i tempi di sviluppo come ad esempio quest’anno quando, complice una primavera molto fresca, gli adulti si sono diffusi prevalentemente tra fine giugno e luglio.
- Stadio adulto: Gli adulti emergono dal suolo all’inizio dell’estate e sono immediatamente attivi, cercando cibo e compagni per l’accoppiamento. Il loro comportamento gregario li porta a radunarsi in grandi gruppi sulle piante ospiti preferite. Gli adulti sono particolarmente voraci e si nutrono delle foglie, dei fiori e dei frutti di oltre 300 specie vegetali, preferendo rose, viti, olmi, aceri e molte piante da frutto. Dopo l’accoppiamento, le femmine tornano nel terreno per deporre le uova, chiudendo così il ciclo.
Popillia japonica è stata rilevata per la prima volta in Italia nel 2014, nei pressi dell’aeroporto di Malpensa, in Lombardia. Da allora, si è diffusa rapidamente in altre regioni, favorita dalle condizioni climatiche temperate e dalla presenza di abbondanti piante ospiti. La sua diffusione è stata facilitata anche dal trasporto di materiale vegetale infetto e dal movimento di terreni contaminati. Le autorità italiane misero in atto una serie di interventi per limitare la diffusione del coleottero, tra cui l’uso di trappole e l’attuazione di trattamenti fitosanitari nell’area circostante l’aeroporto. Nonostante gli sforzi per contenere l’insetto, Popillia japonica si è rapidamente diffusa in Lombardia e nelle regioni limitrofe, grazie alla sua capacità di spostarsi facilmente e all’assenza di predatori naturali locali.
Oggi è presente in Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Emilia-Romagna, dove rappresenta una seria minaccia per l’agricoltura e l’ambiente. Vi sono state alcune segnalazioni anche in regioni centrali come la Toscana ma, grazie agli sforzi di monitoraggio e contenimento, la diffusione verso sud è stata finora limitata.
La crescita delle popolazioni di Popillia japonica in Italia è favorita da diversi fattori:
- Clima temperato: le condizioni climatiche italiane, con estati calde e umide, sono ideali per la proliferazione del coleottero.
- Ampia disponibilità di piante ospiti: le campagne italiane, ricche di colture come vite, mais, frutteti e orti, forniscono abbondante nutrimento per gli adulti.
- Mancanza di predatori naturali: essendo una specie esotica, Popillia japonica non ha molti predatori naturali in Italia, il che favorisce la sua espansione incontrollata.
Misure di Contenimento delle autorità
Le autorità italiane (Regioni, Servizi Fitosanitari Regionali e CREA) hanno messo in atto diverse misure per contenere la diffusione del coleottero. Tra queste, vi sono:
- Monitoraggio costante: Attraverso trappole feromoniche a base di attrattivi specifici per catturare i coleotteri adulti e ispezioni regolari delle aree a rischio. Sconsigliato l’utilizzo di trappole da parte di privati perché si rischia solamente di attrarre più esemplari nel proprio giardino.
- Trattamenti fitoterapici e biologici: Soprattutto nelle zone ad alta densità agricola, per limitare i danni alle colture.
- Campagne di sensibilizzazione: Rivolte ad agricoltori, giardinieri e ai cittadini per identificare e segnalare tempestivamente nuovi focolai.
Purtroppo, in Italia non esistono predatori naturali specifici della Popillia japonica, come quelli presenti nel suo habitat d’origine in Giappone come Tiphia vernalis (una vespa parassitoide delle larve) e Istocheta aldrichi (una mosca parassitoide degli adulti). Tuttavia, ci sono alcuni organismi che possono esercitare una certa pressione su questa specie invasiva, anche se il loro impatto è limitato rispetto agli agenti di biocontrollo specializzati. Per gestire efficacemente la Popillia japonica, è quindi fondamentale combinare diverse strategie di controllo, tenendo conto del ciclo di vita del coleottero.
Approfondiremo qui sotto efficacia e utilizzo di nematodi e di funghi entomopatogeni.
I nematodi entomopatogeni della specie Heterorhabditis bacteriophora rappresentano una soluzione biologica efficace e sostenibile per il controllo della Popillia japonica. Questi organismi, invisibili a occhio nudo, sono vermi microscopici che parassitano e uccidono specifici insetti, tra cui le larve del coleottero giapponese. Il loro impiego è particolarmente indicato per le fasi larvali del ciclo di vita della Popillia japonica, durante le quali le larve si trovano nel terreno, rendendole vulnerabili all’attacco dei nematodi.
Meccanismo d’azione dei nematodi
I nematodi entomopatogeni penetrano nel corpo delle larve di Popillia japonica attraverso aperture naturali come la bocca, gli spiracoli o l’ano. Una volta all’interno, rilasciano batteri simbionti che rapidamente uccidono l’ospite, solitamente entro 24-72 ore. I nematodi si nutrono dei tessuti dell’ospite deceduto e si riproducono all’interno del cadavere. Dopo essersi moltiplicati, nuove generazioni di nematodi emergono dal corpo della larva morta per cercare nuovi ospiti, continuando così il ciclo di infezione.
Strategia di applicazione: due interventi annuali
Per massimizzare l’efficacia dei nematodi nel controllo di Popillia japonica, si consiglia di effettuare due interventi annuali, in primavera e in autunno. Questi sono i periodi in cui le larve del coleottero si trovano nei primi strati del suolo, rendendole più facilmente raggiungibili dai nematodi.
- Primo intervento: Primavera (Marzo-Aprile)
Il primo trattamento deve essere eseguito in primavera, preferibilmente tra marzo e aprile, quando le temperature iniziano a riscaldarsi e le larve della Popillia japonica risalgono verso i primi centimetri di suolo dopo aver svernato. In questa fase, le larve si preparano a trasformarsi in pupe e sono particolarmente suscettibili all’attacco dei nematodi. - Secondo Intervento: Autunno (Settembre-Ottobre)
Il secondo trattamento deve essere effettuato in autunno, tra settembre e ottobre. In questo periodo, le nuove generazioni di larve appena nate si trovano vicino alla superficie del suolo e sono ancora in fase di sviluppo, il che le rende altamente vulnerabili ai nematodi.
Le applicazioni devono essere effettuate su terreno umido, preferibilmente dopo la pioggia o dopo un’irrigazione, per assicurare che i nematodi possano muoversi facilmente nel suolo e raggiungere le larve. Il prodotto a catalogo (Larvanem) viene fornito con trasporto refrigerato e dev’essere conservato al fresco fino al suo utilizzo. I nematodi sono quindi da distribuire a temperature moderate (tra 15°C e 30°C). È importante evitare l’applicazione in condizioni di forte calore o in terreni secchi, poiché i nematodi possono disidratarsi e morire. Dato che i nematodi sono organismi vivi, la loro efficacia può variare in base alle condizioni ambientali. Pertanto, si raccomanda di ripetere i trattamenti secondo le tempistiche suggerite e di preferire concimazioni organiche di qualità per assicurare un controllo continuo e duraturo della popolazione di Popillia japonica.
Il controllo biologico delle larve di Popillia japonica è una strategia chiave per limitare la diffusione e il danno causato da questo coleottero invasivo. Esistono alcuni funghi entomopatogeni, come Beauveria bassiana e Metarhizium anisopliae, e il batterio Bacillus thuringiensis var. kurstaki (Bt-kurstaki) che si sono dimostrati in grado di infettare e uccidere le larve e gli adulti della Popillia japonica.
- Le spore di Beauveria bassiana aderiscono alla cuticola della larva e germinano, producendo ife che penetrano nell’insetto. Una volta all’interno, il fungo prolifera, consumando i tessuti dell’ospite e rilasciando tossine che paralizzano e uccidono l’insetto entro pochi giorni. Dopo la morte della larva, il fungo emerge dal cadavere, producendo nuove spore pronte a infettare altri ospiti.
- Metarhizium anisopliae è anch’esso un fungo ubiquitario nel suolo e agisce in modo simile a Beauveria bassiana, ma con alcune differenze nel modo in cui colonizza l’insetto ospite. Le spore aderiscono alla superficie della larva e germinano, penetrando attraverso la cuticola. Una volta all’interno, il fungo rilascia tossine e consuma i tessuti dell’insetto, causando la morte entro 5-7 giorni.
- Bacillus thuringiensis kurstaki è un batterio entomopatogeno utilizzato principalmente contro le larve di lepidotteri, ma può avere effetti su alcune larve di coleotteri. Quando le larve ingeriscono il Bacillus thuringiensis (Bt), le tossine prodotte dal batterio danneggiano l’intestino dell’insetto, provocandone la paralisi e la morte entro pochi giorni.
Anche se questi funghi sono presenti in Italia, il loro uso come strumento di biocontrollo richiede applicazioni mirate con biostimolanti, per essere efficace.
Un approccio biologico che si è dimostrato efficace include l’utilizzo di tre differenti prodotti, che permettono di applicare questi microrganismi in grandi concentrazioni e renderli presto attivi contro le larve del coleottero giapponese.
- Turikum con Bacillus thuringiensis var. kurstaki
- Beauvum contenente, tra gli altri, Metarhizium anisopliae e Beauveria bassiana
- Nutribio N concime liquido con sostanza organica viva di alta qualità prontamente disponibile che permette di svegliare i microrganismi dal loro torpore di confezionamento e dona loro nutrimento per i primi giorni
Per trattare circa 100 m² di superficie suggeriamo di utilizzare 10 ml di Turikum, 20 ml di Beauvum e 200 ml di Nutribio N, diluiti e mescolati in circa 10 litri d’acqua. Il periodo ottimale per l’applicazione è a fine estate (ultima settimana di agosto-prime di settembre) e inizio primavera, quando le larve sono piccole e presenti nei primi centimetri di suolo, rendendole più vulnerabili al trattamento. È consigliabile effettuare un paio di trattamenti a distanza di 10-14 giorni per massimizzare l’efficacia. Dopo l’applicazione, è possibile eseguire una breve irrigazione per favorire la penetrazione del trattamento nel terreno. La temperatura ottimale per l’attività di questi funghi è tra 20°C e 30°C, con un’umidità del suolo sufficiente a facilitare la penetrazione delle spore.
Bacillus thuringiensis non ha dimostrato efficacia verso gli esemplari adulti di coleottero mentre si può provare a controllarne la diffusione con Beauvum, meglio ancora se distribuito insieme ai nematodi.
Bisogna ricordare che per il controllo di un insetto così vorace, l’importante è agire in prevenzione: l’utilizzo di questi microrganismi in momenti strategici, come la primavera e l’autunno, può ridurre significativamente la popolazione larvale e, di conseguenza, i danni causati dagli adulti.
La gestione di Popillia japonica richiede un’attenzione continua e un approccio integrato per limitare la sua diffusione e minimizzare i danni. I professionisti del verde devono rimanere vigili e utilizzare trattamenti tempestivi per proteggere le loro colture e i loro giardini. L’impiego di prodotti biologici, come quelli offerti da Unmaco, può rappresentare una soluzione efficace e rispettosa dell’ambiente per controllare questa minaccia crescente.