

La macchia primaverile, conosciuta come Spring Dead Spot (SDS), è una delle più gravi malattie fungine che colpiscono i tappeti erbosi di Cynodon dactylon e alcune varietà di Zoysia. Anche alcune graminacee microterme più comuni come Agrostis stolonifera, Festuca arundinacea, Poa pratensis e Loietto perenne possono essere attaccate, ma sono generalmente più tolleranti l’infezione.
Osservata per la prima volta nel 1936, la patologia si manifesta con macchie necrotiche che persistono nel tempo, causando danni estetici e funzionali significativi, in particolare nei tappeti erbosi sportivi e da golf. La malattia si sviluppa prevalentemente nelle aree caratterizzate da inverni con temperature rigide e, soprattutto, con lunghi periodi di dormienza invernale.
- 1. Agenti patogeni di Spring Dead Spot
- 2. Come riconoscere Spring Dead Spot
- 3. Condizioni favorenti lo sviluppo della malattia fungina
- 4. Strategie di controllo di Spring Dead Spot
Gli agenti eziologici responsabili dello Spring Dead Spot appartengono quasi tutti al genere Ophiosphaerella, dei funghi ectotrofi che infettano le radici e si trovano nel terreno, tra cui:
- Ophiosphaerella herpotricha
- Ophiosphaerella korrae (noto anche per causare la macchia necrotica ad anello su tappeti di microterme)
- Gaeumannomyces graminis in passato conosciuto come Ophiobolus graminis (lo stesso fungo che causa il mal del piede nel frumento)
Questi funghi attaccano le radici, i rizomi e la corona delle piante erbacee, compromettendo la loro capacità di ripresa vegetativa e aumentando la suscettibilità agli stress abiotici. Lo sviluppo dell’infezione è piuttosto rapido e, già dopo pochi giorni, si possono osservare punti di necrosi localizzata.

Come suggerisce il nome, la malattia diventa evidente nel periodo tardo primaverile, quando il Cynodon riprende la crescita e torna verde. Vi sono però casi dove si è notato un attacco di Spring dead spot anche in autunno e in inverno, dopo condizioni climatiche fredde e/o umide.
I sintomi principali includono:
- Macchie circolari secche, di colore bianco-paglia, con un diametro compreso tra 5 cm e oltre 1 metro.
- Evoluzione progressiva delle lesioni, che si espandono annualmente nella stessa zona e possono rimanere visibili anche in autunno, in condizioni di alta umidità e basse temperature.
- Danni al sistema radicale, con stoloni, rizomi e corona che appaiono anneriti e marcescenti.
- Rallentata rigenerazione delle zone colpite, con crescita orizzontale limitata in quelle aree. Negli anni può formarsi anche un caratteristico anello verdastro (occhio di rana) dovuto al tentativo di ripresa da parte di stoloni e rizomi, circondato da erba morta.
- Invasione da parte di infestanti nelle aree necrotiche o formazione di depressioni a cratere nel tappeto erboso per collassamento della parte aerea.
- Aumento della vulnerabilità al freddo e ad altri stress ambientali, con maggiore rischio di danni da gelo e minor capacità di recupero.
Nei contesti sportivi, la malattia compromette l’uniformità del tappeto erboso, rendendo il campo meno praticabile e alterando la qualità del gioco.

Lo sviluppo di Spring Dead Spot è influenzato da diversi fattori agronomici e climatici:
- Temperature fresche (12-14°C) che, nel momento del risveglio vegetativo, rallentano lo sviluppo radicale e favoriscono il vantaggio del fungo.
- Terreni con elevata umidità e scarso drenaggio, che creano un ambiente favorevole alla proliferazione dei patogeni.
- Accumulo eccessivo di feltro (oltre 1,2 cm di spessore), che ostacola il ricambio d’aria e facilita l’infezione.
- Eccessi di azoto, soprattutto in tarda estate, che predispongono la pianta a infezioni più gravi nella primavera successiva.
- Deficit di potassio, elemento chiave per la resistenza agli stress biotici e abiotici.
- Struttura del suolo non ottimale, con elevata presenza di argilla o forte compattazione che riduce l’ossigenazione delle radici.
La malattia è più comune nei tappeti erbosi maturi (3-5 anni) che non hanno ricevuto adeguati trattamenti preventivi dopo i sintomi degli anni precedenti e nei campi sportivi ad alto calpestio. In Italia Spring Dead Spot è maggiormente diffuso nelle zone del Nord, dove le temperature invernali sono più rigide e dove risulta più lungo il periodo di dormienza invernale.

Per limitare il più possibile i danni di Spring Dead Spot è fondamentale adottare un approccio integrato basato su pratiche agronomiche mirate:
- Semina di varietà di ultima generazione che sono state selezionate per la maggiore resistenza a questa malattia
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Gestione ottimale della fertilizzazione:
- Evitare applicazioni eccessive di azoto, soprattutto nelle sei settimane precedenti la dormienza invernale.
- Aumentare l’apporto di potassio per migliorare la resistenza agli stress.
- Uso di biostimolanti e radicanti, che favoriscono la rigenerazione delle radici e migliorano la resistenza agli stress.
- Miglioramento del drenaggio mediante bucature, carotature e topdressing con sabbia e ammendanti specifici.
- Riduzione del feltro, attraverso arieggiature periodiche e l’uso di pratiche di gestione come l’apporto di ammendanti con sostanza organica di qualità che evitino l’accumulo eccessivo.
- Minimizzazione degli stress meccanici, evitando tagli troppo bassi e irrigazioni eccessive, soprattutto la sera.
- In caso di necessità, trattamenti fungicidi mirati, con applicazioni in tarda estate o inizio autunno (con temperature superiori ai 20 °C) per ridurre l’attività dei patogeni prima dell’inverno.
- Una volta comparsi i sintomi di Spring Dead Spot, l’unico metodo di recupero consiste nel favorire la ricolonizzazione delle aree colpite da parte di Cynodon dactylon. Per accelerare questo processo, è consigliato effettuare operazioni frequenti di bucatura o aerazione al fine di rompere lo strato di tappeto erboso morto. Inoltre, è importante evitare l’uso di erbicidi di pre-emergenza a base di dinitroaniline (DNA), comunemente impiegati per il controllo delle infestanti annuali, poiché possono rallentare la capacità di recupero del Cynodon nelle zone colpite.
Spring Dead Spot rappresenta una problematica rilevante nella gestione dei tappeti erbosi di Cynodon dactylon, con un impatto estetico e funzionale significativo che può protrarsi negli anni. L’adozione di strategie agronomiche preventive, integrate con l’uso di biostimolanti e un’attenta gestione della nutrizione, consente di ridurre la severità della malattia e mantenere un prato di bermuda sano e uniforme nel tempo.






